sabato 17 marzo 2018

pc 17 marzo - Capire e lottare contro il mondo esistente - Lenin, “...la divisione del mondo tra due potenti trust non esclude che possa avvenire una nuova spartizione non appena sia mutato il rapporto delle forze, in conseguenza dell’ineguaglianza di sviluppo come effetto di guerre, di crack, ecc.”

dalla formazione operaia on-line...
E’ sempre necessario e lodevole in ogni epoca in cui ci si trova e si utilizza l’imperialismo di Lenin, fare questa analisi aggiornata, utilizzando i dati dell’epoca. Ma non è questo lo scopo del corso di formazione che ha invece l’obiettivo chiaro e semplice di dare ai proletari che vogliono capire e lottare contro il mondo esistente, l’arma per leggere i processi che sono comunque sotto gli occhi di tutti e che producono gli eventi generali e particolari delle condizioni di vita e di lavoro delle masse.
Con i progressi nella tecnica del capitalismo, i “cartelli” si concentrano sempre più e, grazie alla funzione che svolgono le banche, diventano concentrazioni industriali e finanziarie, e nelle crisi, in realtà, lungi dall’andare in rovina, accelerano quei processi che portano all’aumento della potenza di fuoco dei grandi cartelli industrial-finanziari, che possiamo chiamare, per semplificare, multinazionali. Sin dall’epoca di Lenin erano nei grandi paesi capitalistici, segnatamente Usa e Germania, che si concentravano questi cartelli e questi processi.
Nel tempo è chiaro che si è sgranato il quadro dei paesi del mondo e che comunque il centro di esso è divenuto sempre più gli Usa.

La sgranatura dei paesi capitalisti e di paesi imperialisti e dei cartelli a cui essi fanno riferimento, ha portato innanzitutto ad una spartizione mondiale dei mercati tra questi paesi. Una spartizione non immutabile, ma, come dice Lenin, “...la divisione del mondo tra due potenti trust non esclude che possa avvenire una nuova spartizione non appena sia mutato il rapporto delle forze, in conseguenza dell’ineguaglianza di sviluppo come effetto di guerre, di crack, ecc.”...

- Nell'esplorazione, si prevede di spendere circa 3,5 miliardi con l'obiettivo di scoprire 2 miliardi di barili di nuove risorse al costo unitario di circa 2 dollari, perforando circa 115 pozzi in 25 Paesi.

TENARIS -  (target a 15,5 euro) apprezzati il posizionamento in Argentina, Messico e shale Usa; la solida struttura finanziaria; il miglioramento della generazione di cassa attesa nei prossimi anni oltre 2 mld

Tenaris Dalmine torna a volare 
con il gas del Mediterraneo 
L’utile sale del 133%

Al lavoro per i grandi giacimenti in Egitto e Israele. Con la commessa «Leviathan» volumi record di tubi fino al 2018. E tornano le assunzioni. 130 dipendenti sperimentano il telelavoro

Equita vede il petrolio in media a 64 dollari, buy Eni e Tenaris
Entro la fine del decennio potrebbero esserci pressioni al rialzo sui prezzi del petrolio vista la prolungata fase di sotto-investimenti nel periodo 2014-2018. Eni (target alzato a a 17 euro) è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del piano e migliorare la remunerazione per gli azionisti. Di Tenaris (target a 15,5 euro) apprezzati il posizionamento in Argentina, Messico e shale Usa; la solida struttura finanziaria; il miglioramento della generazione di cassa attesa nei prossimi anni oltre 2 mld
di Francesca Gerosa

E' in miglioramento la dinamica domanda/offerta nel settore petrolifero ed Equita  conferma la sua preferenza per Eni  e Tenasris. Il saldo tra domanda e offerta di petrolio sta migliorando, hanno spiegato gli analisti della sim, sia per la decisione dell'Opec di estendere
i tagli della produzione fino a fine 2018 sia per l'aspettativa di un altro anno di forte domanda (+1,3 milioni di barili al giorno quest'anno).

Gli esperti di Equita  si aspettano un aumento del prezzo del petrolio quest'anno a 64 dollari il barile da una stima precedente a 60 dollari al barile e rispetto ai 53 dollari del 2017 (stamani il Brent sale dello 0,23% a 69,81 dollari il barile e il Wti dello 0,40% a 66,06 dollari il barile). Inoltre, entro la fine del decennio, potrebbero esserci pressioni al rialzo sui prezzi del petrolio vista la prolungata fase di sotto-investimenti nel periodo 2014-2018.

All'interno del settore oil i titoli preferiti da Equita  sono Eni , tra le società integrate, Tenaris , nel settore servizi, e Saras  nel mid-downstream. Mentre la sim ha downgradato Royla Vopax a reduce (target price a 53 euro) per le incertezze legate all'introduzione della regolamentazione sui combustibili marini. Invece, grazie all'aumento del prezzo del petrolio, ha alzato le stime di utile per azione 2018 di Eni  del +5% e il target price sul titolo del +3% a 17 euro. Il rating resta buy.

"Ribadiamo la nostra visione positiva sul titolo in quanto apprezziamo che Eni  sia sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del piano e migliorare la remunerazione per gli azionisti", spiegano gli analisti della sim, convinti che il titolo possa sovraperformare i competitor poiché ha una maggior esposizione al business upstream e un minor indebitamento.

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Anche Tenaris  è coperta dalla sim con un rating buy. Le stime sono rimaste invariate, ma la visibilità è migliore grazie all'aumento del prezzo del petrolio. Per il rolling della valutazione al 2020 Equita  ha alzato il target price sul titolo del +3% a 15,5 euro "Apprezziamo il posizionamento della società in aree attese in forte crescita nei prossimi anni: Argentina, Messico, shale Usa; la solida struttura finanziaria con una cassa netta 2017 di 0,84 miliardi di dollari e con un miglioramento della generazione di cassa attesa nei prossimi anni oltre 2 miliardi di dollari di free cash flow attesi tra il 2018 e il 2020; opzionalità in caso di miglioramento dell'attività offshore, un mercato premium ad alti margini", indicano gli analisti della sim.

Dal quarto trimestre 2017 si aspettano poi un'accelerazione del run-rate di ebitda a circa 300 milioni di dollari per trimestre rispetto ai 200 milioni medi degli ultimi due anni, con un miglioramento anche della generazione di cassa. Assumendo un ebitda 2020 di 2,1 miliardi di dollari (25% sotto i livelli del 2012 e 40% sotto il picco del 2008), il titolo tratta a un multiplo enterprise value/ebitda di 9 volte contro una media storica di 10 volte, a un prezzo/utile di 20 volte e con uno yield del free cash flow del 7% o 1,3 miliardi di free cash flow annuo. Prossimo catalyst per il titolo? La revisione del trade-case, atteso tra marzo e aprile, contro l'import nel mercato americano da parte dei player coreani con un possibile aumento dei dazi e conseguente miglioramento dello scenario dei prezzi.

Equita consiglia anche Saras  (rating buy), ma ha tagliato le stime di utile per azione 2018 del -19% per il deprezzamento del dollaro. Di conseguenza il target price scende dell'8% a 2,3 euro. La visione della sim resta comunque positiva sul titolo in quanto lo scenario sulla raffinazione nel medio termine rimane favorevole grazie al miglioramento dell'offerta/domanda nel prossimo triennio. In più, il titolo beneficerà dell'introduzione della modifica della regolamentazione dell'IMO entro il 2020. Tuttavia, i margini di raffinazione sono stati deboli rispetto al quarto trimestre e a inizio anno a causa del forte prezzo del greggio, del livello record di lavorazioni e della debolezza stagionale della domanda.

Viceversa nel caso di Saipem , Equita  ha ritoccato al ribasso le stime di ebit 2018-2020 del 5% e di eps adjusted del -12% e di riflesso il target price del -3% a 3,7 euro (rating hold). E' più probabile un graduale recupero del business offshore nel corso di quest'anno. Dopo il processo di turnaround avviato nel 2015, che ha visto il rafforzamento della struttura finanziaria, la riduzione del profilo di rischio e un modello di business più efficiente, gli esperti ritengono che Saipem  sia adesso ben impostata e pronta per beneficiare di un recupero del settore.

Il miglioramento del prezzo del petrolio e la riduzione dei costi dei progetti rendono più probabile un recupero del business offshore (conta per oltre il 65% dell'ebitda di Saipem ), tuttavia, avvertono alla sim, la tempistica resta incerta e il contesto di settore sfidante. Quindi, in attesa di maggior visibilità sull'outlook 2018 e trattando a 23-13 volte il multiplo prezzo/utile 2019-2020, la sim ha confermato il rating hold su Saipem  dopo aver ridotto la stima di raccolta ordini E&C 2017 a 6,35 miliardi di euro (da precedente a 7,25 miliardi) per catturare gli ordini annunciati nel quarto trimestre 2017: 1,8 miliardi rispetto alla stima precedente di 3,2 miliardi.


Di conseguenza sono state tagliate le stime 2018-2020 del 4% a livello di fatturato, del 5% a livello di ebit e del 12% a livello di utile per azione adjusted. Il bilancio 2017 incorporerà, inoltre, il pagamento per la perdita del lodo arbitrale con Sonatrach da 135 milioni di dollari relativo al progetto LPG annunciato a dicembre 2017.

Eni alza il dividendo, Descalzi inaugura la fase della "forte espansione"Eni alza il dividendo, Descalzi inaugura la fase della forte espansione(ansa)

Resta aperta la porta di un'operazione di acquisto di azioni proprie per remunerare gli azionisti

16 Marzo 2018

MILANO - L'Eni, dopo tre anni, propone un aumento del dividendo portandolo per il 2018 a 0,83 euro e in crescita del 3,75% dall'anno scorso. Lo annuncia il gruppo petrolifero nel piano strategico 2018-2021. Il dividendo era stato tagliato da 1,12 a 0,80 euro nel marzo del 2015 a seguito del crollo del prezzo del petrolio. Un evento che ha costretto il Cane a Sei Zampe a importanti correttivi, che ora - nelle intenzioni del capo azienda Claudio Descalzi - lasciano spazio a una nuova fase.

"Nel corso degli ultimi anni abbiamo trasformato Eni rendendola più forte operativamente e finanziariamente. Ora stiamo entrando in una nuova fase di espansione industriale e di forte crescita di valore, guidata da una profonda integrazione di business e da un focus continuo sull'efficienza e la disciplina finanziaria", ha detto Descalzi, presentando il piano strategico 2018-2021 alla comunità finanziaria londinese. Eni prevede una netralità di cassa organica di 55 dollari al barile nel 2018 in riduzione a 50 dollari entro la fine del piano. Ad oggi il Brent staziona poco sopra 60 dollari.

Nel documento strategico 2018-2021, il gruppo italiano prevede una produzione di idrocarburi in crescita del 3,5% l'anno, ma per il 2018 la stima è di un aumento del 4%. Nel piano sono previsti investimenti sotto 32 miliardi di euro, sostanzialmente invariati, di cui 7,7 nel 2018. Nell'esplorazione, si prevede di spendere circa 3,5 miliardi con l'obiettivo di scoprire 2 miliardi di barili di nuove risorse al costo unitario di circa 2 dollari, perforando circa 115 pozzi in 25 Paesi.

Tra i vari ambiti di business, il settore Gas & Power punta sullo sviluppo del portafoglio Gnl (gas naturale liquefatto), che raggiungerà i 12 milioni di tonnellate per anni di volumi contrattualizzati nel 2021 e 14 milioni entro il 2025.
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E' inoltre prevista una crescita nel settore retail in Europa, che prevede circa 11 milioni di clienti al 2021, in aumento del 25% rispetto al 2017. Azioni che, assicura l'Eni, "consentiranno al business di rimanere strutturalmente positivo nel futuro, conseguendo l'ebit di 800 milioni nel 2021". Per quanto riguarda la raffinazione, il margine atteso al 2021 è pari a 900 milioni di euro, mentre Versalis (chimica) raggiungerà un ebit di circa 400 milioni nel 2021, anche attraverso lo sviluppo internazionale. Per chimica e raffinazione si prevede di investire circa 3,5 miliardi di euro.

La svolta verde dell'Eni prevede 1 GigaWatt di potenza installata da fonti rinnovabili al 2021 e 5 GW al 2025. "Crescerà - ha spiegato Descalzi - il contributo delle rinnovabili grazie a un modello distintivo basato su un approccio integrato con gli altri business con investimenti pari a circa 1,2 miliardi di euro per lo sviluppo di 1 GW di nuova capacità entro il 2021 che assicureranno, grazie alla forte integrazione dei business e nei paesi in cui operiamo, un rendimento di circa il 10%".


Quanto infine alla remunerazione degli azionisti, Eni spiega che "avverrà principalmente attraverso la distribuzione dei dividendi, mentre il buy back, rimarrà un'opzione per la distribuzione della cassa in eccesso rispetto al target leverage di 0,20-0,25".

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