mercoledì 22 marzo 2017

pc 22 marzo - UNA RASSEGNA DEI VOLANTINI A TESTIMONIARE L'AMPIEZZA DELLA FORZE NELLA MARCIA DI PARIGI DEL 19.3.17

L'appello, firmato dalle famiglie delle vittime della violenza poliziesca, dai comitati di sostegno per la “verità e giustizia” e da un ampio campo di organizzazioni sociali e politiche, e in particolare dai comitati e associazioni di immigrati in lotta, nella prima parte denuncia la brutalità poliziesca nelle sue diverse forme, dalle tecniche di placcaggio che portano all'asfissia delle vittime, ai pugni, alle pallottole, ai Taser, che diventano mortali: “E' da 40 anni che i nostri vengono uccisi dallo Stato francese. Da 40 anni c'è l'impunità più abietta, una campagna di criminalizzazione verso chi risponde con la mobilitazione verso queste morti”, “La repressione si è accentuata con lo “stato d'urgenza”, "tutti gli abusi sono diventati possibili... non è la polizia che si adatta alla legge, è la legge che si adatta alla polizia”
Nel 2015 il governo ha dichiarato una vera guerra interna. Essa è contro i migranti e coloro che li difendono. Prosegue la tradizionale repressione dei neri, degli arabi, dei rom, e, più generalmente, dei quartieri popolari, prendendo di mira i musulmani con perquisizioni, arresti domiciliari e chiusura delle moschee. A questo si è aggiunta la guerra sociale condotta dal governo Valls, nel quadro della mobilitazione contro la legge Loi Travail, e di fronte alla resistenza dei quartieri popolari e dei movimenti sociali le violenze si sono scatenate toccando tutti”.
L'appello inserisce correttamente l'arsenale securitario nella politica di guerra che la Francia e i suoi alleati conducono all'estero “lo Stato francese che mette sempre tutto il suo peso sui popoli che domina, come in Africa, sviluppa una politica di aggressione permanente in Medio Oriente che ha al suo interno l'occupazione della Palestina. La sua lotta contro il terrorismo porta un'aggressione permanente contro i popoli. Questo, tra l'altro, alimenta la crisi umanitaria dei rifugiati, trattati cinicamente come una minaccia potenzialmente “terrorista”. E' il serpente che si morde la coda. Il clima di guerra interna permette di giustificare il controllo sempre più brutale della popolazione e dà un “permesso di violenza” alle Forze dell'ordine che reprimono tutto ciò che si oppone, dalle famiglie delle vittime, ai manifestanti contro la Loi Travail, ai militanti dei quartieri popolari, alla Zad”.

L'ampiezza della denuncia è a base dell'ampiezza delle forze che si sono raccolte e della riuscita della manifestazione.

Chi non vi ha partecipato è per opportunismo e legami più o meno indiretti con alcune forze elettorali e gruppi e organizzazioni che non hannbo compreso la vera portata unitaria della repressione e l'organizzazione dal basso della marcia.


Alla manifestazione vi erano numerosi volantini che denunciavano in forma simile la violenza poliziesca, il razzismo, i responsabili e le ragioni, articolandole secondo le battaglie che le diverse associazioni già stanno facendo.
Quindi diverse associazioni, come Sans papiers, in lotta per la casa hanno trovato l'occasione per rilanciare la loro lotta e invitare ad una mobilitazione unitaria anche sugli altri terreni.
Significativa è la denuncia del fatto che i “foiers” dei lavoratori immigrati sono in pericolo. Questi “foiers” oggi sono sotto attacco e il volantino ne presenta un elenco e aggiunge “i razzisti approfittano dell'isteria antimmigrati e antirifugiati, il foiers nazionale di Boulogne è stato incendiato nel dicembre 2016. Tutto questo trova come base la legge del governo di cambiamento dello status dei “foiers”.
"Essi diventano delle residenze sociali per precari in difficoltà... non sono dunque più i lavoratori immigrati che vivono lontano dalle loro famiglie ad essere ammessi..." - con l'obiettivo di scatenare una guerra tra poveri, alimentare la campagna “prima i francesi” dell'estrema destra.
I lavoratori dei “foiers” dicono “certamente noi siamo d'accordo che bisogna alloggiare le persone vittime della precarietà, ma non a deprimento dei lavoratori immigrati che vivono soli, lontani dalle loro famiglie... Ma la cosa più grave e dolorosa per i residenti e la soppressione della vita collettiva. Essi che vivono da 20, 40, 50 anni in questi spazi piccoli, spesso minuscoli, non possono farlo senza che i loro edifici abbiano spazi di incontro e di convivialità, da caffetterie a cucine collettive che permettono di non mangiare soli, corsi di lingua e di informatica, sale di preghiere, sale di riunioni molto utilizzate nei wek end, per tutte le riunioni di famiglie e di villaggi, per le centinaia di associazioni... Ebbene, tutti questi spazi vengono chiusi”...un altro punto è quello di togliere il diritto ad una vita privata, il diritto di cambiare la serratura per evitare che i gestori entrino nel proprio appartamento, il diritto di ospitare la persona con cui si vuole vivere. Non resta che una sola chiave, non riproducibile, che rende difficile la vita dei lavoratori, delle persone malate”.
...Sulla base di queste leggi si scatenano le espulsioni per chi non ha pagato la retta, per sovraoccupazione dell'appartamento. Sono almeno 10mila le persone che vivono albergate nell'Ile de France, e molti sono immigrati e rifugiati sans papiers che vi trovano accoglienza e rifugio”.

Nel volantino “Dicono NO al fascismo” anche le associazioni dei lavoratori turchi ACTIT, i giovani di Young Struggle nelle denuncia sottolineano che con lo “stato d'urgenza” le competenze della polizia si moltiplicano e noi vediamo che la polizia è dappertutto ma non vediamo giustizia da nessuna parte... il razzismo non fa che aumentare, la tortura in piena strada diviene legale, e queste differenti forme di violenza si fanno ai danni degli immigrati. L'imperialismo francese è in un periodo di crisi economica in cui si accresce la disoccupazione, la povertà e le leggi conservatrici, ma anche il potere dei partiti di estrema destra dichiarano che i responsabili di questa situazione sono gli immigrati... Le violenze poliziesche continueranno a durare se non diciamo: basta, stop! Lo Stato tende ad abituare la società a questo genere di pratiche e fa in maniera che la società resti silenzionsa. Ma l'umanità non si abitua né si abituerà. La dignità umana vincerà la violenza”.

In questo clima si può comprendere il valore dello spezzone di giovani del PCm Francia – che lo stesso giornale 'Liberation' non ha potuto ignorare, mettendo una sua foto nella pagina dedicata alla manifestazione - e del volantino distribuito massicciamente alla manifestazione:
DI FRONTE ALLE VIOLENZE POLIZIESCHE AUTODIFESA POPOLARE.
Stato d'urgenza, razzismo istituzionale a livelli più alti, attacchi contro le conquiste
operaie, fascisti di ogni genere in piena emergenza, sbirri scatenati nei nostri quartieri e nelle nostre lotte, contro noi e le nostre sorelle e fratelli di classe. Ma dove c'è oppressione, c'è resistenza! E dopo la lotta contro la Loi Travail si vede che noi siamo sempre più numerosi ad aver alzato la testa. E una volta che si alza la testa è molto più duro farcela abbassare. La borghesia e i suoi cani da guardia vogliono fare di tutto per impedirci di riprendere i nostri interessi nelle mani. Il livello di repressione del movimento popolare, legato alle molestie poliziesche quotidiane e allo “stato d'urgenza” è sempre più elevato.
Militarmente lo Stato imperilista francese bombarda e uccide ai quattro angoli del paese. I borghesi per arricchirsi non hanno alcun problema a gettare la gente in mezzo alla strada, a rompere le famiglie, a provocare suicidi. Il loro livello di violenza è estremamente alto ed è chiaro che va ad aumentare.
La nostra resistenza esiste, è ben viva e si sviluppa. Solo la via dell'autodifesa popolare, assunta chiaramente, generalizzata e organizzata, ci porterà a progredire sulla via rivoluzionaria. Noi non possiamo accontentarci delle sole vie che la borghesia ci vuole lasciare, le nostre lotte e le nostre prospettive poortano all'avvenire. 
No a questo vecchio Stato garante dello sfruttamento e dell'oppressione sulla nostra classe.
La borghesia ci conduce una guerra quotidiana, e il ritorno di fiamma di ciò sarà la guerra rivoluzionaria.
La guerra popolare è la guerra tra due classi che si oppongono, da un lato la borghesia, dall'altro i lavoratori, lavoratrici e i loro alleati, e questa guerra si conduce su tutti i fronti, culturale, sociale, politico, ideologico, militare. E' un lungo processo che ha bisogno di organizzarsi, di sviluppare strutture proprie, di riprendere il potere nelle nostre mani.
Il popolo e solo il popolo è la forza motrice creatore della storia universale”- Mao Tse Tung).
ORGANIZZIAMO L'AUTODIFESA POPOLARE!
CONTRO LA GUERRA DELLA BORGHESIA PREPARIAMO LA GUERRA POPOLARE!

Un ponte tra la manifestazione e l'assemblea nazionale per la difesa di George Ibrahim Abdallah è costituito dalle organizzazioni degli immigrati nei quartieri e di solidarietà con i prigionieri politici e con la lotta di liberazione del popolo palestinese, che hanno partecipato in un grande spezzone alla manifestazione.
Tra queste 'Fronte unito delle immigrazioni e dei quartieri popolari”. Nel loro volantino “Chi semina la ogra raccoglie l'intifada”, si denunciano le violenze contro i liceali a Sant Denis, così come la persecuzione politica e giudiziaria scandalosa verso la famiglia di Adama Traorè; tre fratelli di Adama sono stati imprigionati da 4 mesi e due sono ancora in prigione. “Se il potere reagisce è perchè le rivolte degli abitanti dei quartieri popolari gli fanno paura. Ed è una buona strada quella di continuare ad organizzarsi nei quartieri, perchè la collera si rafforzi e porti a tener testa al nemico nel tempo... Gli abitanti dei quartieri popolari devono tracciare il loro proprio canmmino e definire le loro priorità e strategie politiche...”.

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